C’è chi nasce in Sicilia e non smette mai di esplorarla, anche girando il mondo. Davide Bramante è uno di questi: artista, fotografo, viaggiatore e curatore.
In questa intervista, scopriamo il suo percorso umano e artistico, con una visione dell’arte come ponte tra presente e passato, locale e globale. Un racconto che parla di Sicilia, ma anche molto di più…
Buona lettura!
–Se dovessimo descriverti in tre parole come artista siciliano, quali sceglieresti?
Viaggiatore, sognatore ma anche realizzatore.
-La tua tecnica fotografica è veramente particolare: si basa su esposizioni multiple realizzate su pellicola, non digitale. Come nasce questa scelta e cosa significa per te lavorare oggi in analogico, in un mondo sempre più dominato dal digitale?
Ho iniziato a realizzare queste opere nel 1992, quando ancora la fotografia digitale non esisteva. Per me era (ed è tutt’oggi) solo un mezzo per poter raccontare al meglio quello che avevo dentro. Cioè, 3000 anni di storie, una moltitudine di sangue diversa, un intreccio architettonico e una infinita sedimentazione e stratificazione giunte fino a me. Continuo ad usare l’analogico perché mi contraddistingue pur non disprezzando la tecnologia.

-Nei tuoi lavori si vedono città sovrapposte, mondi che si fondono e si stratificano. Quanto i tuoi viaggi intorno al mondo hanno influenzato la tua ricerca artistica e la tua visione del reale?
In realtà il mio lavoro, come sopra accennato nasce appunto nella mia Ortigia, a Siracusa, grazie a tutto ciò che i miei occhi hanno respirato, (si respiro con gli occhi). I viaggi hanno dato ai miei occhi, e di conseguenza al mio lavoro, un respiro diverso.
-Tra tutte le città che hai visitato o dove hai lavorato ce n’è una che ti ha colpito più di altre e che hai sentito particolarmente “tua”? Perché?
-Amo raccontare che per ogni età, vi è una città del cuore diversa. Se a 20-25 anni sogni di andare e vivere a New York, Londra e Berlino; a 35-38 inizi ad amare, Parigi ma anche San Pietroburgo e Shanghai. Io sino ai miei 40 anni ho amato tutte queste città. Oggi che ho superato i 50, vi posso dire che non vi è posto più bello al mondo del Val di Noto, d’altronde come “grande viaggiatore“, del viaggio mi sono nutrito per poi ritornare alla mia Itaca.

-Fin da piccolo eri attratto dall’arte: portavi riviste come Flash Art in spiaggia e ti perdevi nella storia dell’arte. Quanto è stato importante il supporto della tua famiglia nel tuo percorso artistico?
Provengo da una famiglia semplice, umile. Mio padre avrebbe voluto vivere di musica, magari continuando a suonare con la banda comunale di Siracusa, mia madre ha sempre fatto la sarta. Non mi hanno mai imposto nulla, anzi mi hanno incitato negli studi e in tutto ciò che mi rendeva il cuore pieno di felicità.
-C’è un’opera che senti particolarmente vicina a te, un lavoro che rappresenta bene chi sei oggi artisticamente? Ce la puoi raccontare?
Di recente ho iniziato ad installare nelle mie mostre dei teli leggeri in PVC, su questi per tutta la superficie stampo fronte/retro le mie immagini, dopo di ché taglio a strisce questi teli. Una volta installati, svolazzano e ci si può passare in mezzo. Mi piace che l’opera si lasci attraversare dall’aria ma anche dall’uomo, mi piace pensare che l’uomo, in quel momento, con quell’atto diventi opera.

-La tua è un’arte visiva ma anche profondamente narrativa: le tue immagini raccontano storie, emozioni, memorie. Cosa cerchi di comunicare al pubblico attraverso le tue fotografie urbane stratificate?
Una cosa che mi piace dire a tutte le persone che incontro e conosco è: fuori da qui c’è un mondo.
-I tuoi “piccioni viaggiatori” sono uno dei dettagli più iconici delle tue opere. Che legame hanno con la tua personale ricerca artistica e cosa simboleggiano per te?
I piccioni viaggiatori sono principalmente per me, la mia cura, la mia pet therapy.
-Negli ultimi anni hai iniziato a esplorare anche il linguaggio della ceramica. Com’è nato questo interesse e cosa ti affascina?
Come molti degli artisti che conosco, ci si “afferma” per e con dei lavori, ma in realtà sono infiniti i progetti a cui si lavora. Chi del mondo dell’arte pensa a me, generalmente conosce le opere fotografiche. Il progetto “Vasi non Vasi” è un progetto che avevo in mente già nello scorso decennio ma che ho potuto mettere in scena solo tre anni fa, quando nel mio spazio San Sebastiano Contemporary ho avuto in residenza Andres Anza, il più famoso artista ceramista messicano.

-Anche se continui a viaggiare molto, hai scelto Palazzolo Acreide (SR) come base creativa, trasformando un edificio liberty abbandonato nella galleria San Sebastiano Contemporary. Cosa significa per te vivere e lavorare in quel borgo?
In realtà io vivo sempre più in Val di Noto, nelle campagne di Noto e a Palazzolo Acreide, ma ho ancora una casetta nella città che appena diciottenne mi ha accolto e “fatto cristiano” e cioè Torino.
Hai spesso parlato del dialogo tra arte e territorio. Se dovessi descrivere l’anima siciliana in una sola frase, cosa diresti?
L’anima siciliana è quella storia infinita, fatta di arrivi e partenze, lunga 3000 anni, di doni e ricchezze ricevute, a cui molti di noi artisti attingiamo.

Se dovessi dare un consiglio a un giovane artista siciliano che sogna di partire ma vorrebbe poi tornare, cosa gli diresti?
Direi che questo consiglio non è indicato solo per gli artisti, ma è indirizzato a tutti i giovani: si deve assolutamente partire, coltivare i propri sogni, arricchire il proprio status di immagini, storie, racconti, esperienze, ma solo in Sicilia consumarne il frutto. Una delle mie filosofie/massime è che la vita va viaggiata, ma il viaggio inizia sempre da casa, quindi 1000 viaggi e 1000 ritorni, questo è il mio augurio e anche il mio stile di vita.
Speriamo che questa intervista vi abbia fatto entrare, almeno per un istante, nel mondo stratificato e affascinante di Davide, tra pellicole e piccioni viaggiatori. Continuate a seguirlo nel suo viaggio artistico fatto di memorie, sogni e territori ritrovati — perché, come ci ha ricordato lui stesso, la vita va viaggiata, ma il viaggio inizia sempre da casa.

 
			 
			 
			 
			 
			
 
			 
			 
			 Mikhail Albano è un giovane artista siciliano emergente di origine russa.
Mikhail Albano è un giovane artista siciliano emergente di origine russa. 
			 Roberto Lombino, aka DaddyCool91, è un giovane artista siciliano emergente, nato a Palermo nel 1991.
Roberto Lombino, aka DaddyCool91, è un giovane artista siciliano emergente, nato a Palermo nel 1991. 
			 L’artista emergente siciliano Antonino Di Trapani, aka il Re poesia, è da sempre un appassionato della fotografia artistica.
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			 Sergio Sciortino è un giovane artista siciliano emergente che, per la realizzazione delle sue opere, utilizza tecniche e materiali differenti. Ciò si accorda con l’ esigenza del pittore di ragionare per prospettive diverse, stimolando la curiosità dell’osservatore, curiosità che origina e narra “esperienza”.
Sergio Sciortino è un giovane artista siciliano emergente che, per la realizzazione delle sue opere, utilizza tecniche e materiali differenti. Ciò si accorda con l’ esigenza del pittore di ragionare per prospettive diverse, stimolando la curiosità dell’osservatore, curiosità che origina e narra “esperienza”. 
			 Il giovane artista emergente siciliano Marco Maiorana, aka Marco Fato, ha sempre rifiutato l’idea di un insegnamento tecnico/accademico e, nonostante abbia frequentato un corso settoriale, si considera un autodidatta.
Il giovane artista emergente siciliano Marco Maiorana, aka Marco Fato, ha sempre rifiutato l’idea di un insegnamento tecnico/accademico e, nonostante abbia frequentato un corso settoriale, si considera un autodidatta. 
			 Il giovane artista siciliano emergente Vincenzo Lo Scrudato è uno studente all’ultimo anno di Graphic Design all’Accademia di Belle Arti di Palermo.
Il giovane artista siciliano emergente Vincenzo Lo Scrudato è uno studente all’ultimo anno di Graphic Design all’Accademia di Belle Arti di Palermo. 
			 La fotografia come il cinema, per il giovane artista siciliano emergente Emanuele Bonaventura sono stati amori a prima vista.
La fotografia come il cinema, per il giovane artista siciliano emergente Emanuele Bonaventura sono stati amori a prima vista. 
			 Lo scultore emergente siciliano Davide Dimartino ha ottenuto il diploma presso l’istituto tecnico industriale di Ragusa.
Lo scultore emergente siciliano Davide Dimartino ha ottenuto il diploma presso l’istituto tecnico industriale di Ragusa. 
			 
			 
			 glia ha iniziato la sua formazione artistica presso l’Istituto d’Arte di Comiso. Tra il 1998 e il 2003 frequenta l’Accademia di Belle Arti di Catania laureandosi con il massimo dei voti e la lode. Nell’ Aprile del 1999 partecipa all’esposizione collettiva “Anatomia Artistica” organizzata presso l’Accademia di Belle Arti di Catania.
glia ha iniziato la sua formazione artistica presso l’Istituto d’Arte di Comiso. Tra il 1998 e il 2003 frequenta l’Accademia di Belle Arti di Catania laureandosi con il massimo dei voti e la lode. Nell’ Aprile del 1999 partecipa all’esposizione collettiva “Anatomia Artistica” organizzata presso l’Accademia di Belle Arti di Catania. 
			 la nasce a Palermo nel 1984.
la nasce a Palermo nel 1984. 
			 ore futurista. Vive ed opera nella stessa città dove ha studiato inizialmente presso il Liceo artistico e successivamente all’Accademia di Belle Arti.
ore futurista. Vive ed opera nella stessa città dove ha studiato inizialmente presso il Liceo artistico e successivamente all’Accademia di Belle Arti. 
			 Antonio Dibennardo è un artista siciliano emergente che, dopo il diploma in pittura al liceo “Artistico T. Campailla”, si trasferisce a Torino per frequentare l’Accademia di Belle Arti. Dopo 3 anni di studio, consegue la laurea di primo livello sempre in Pittura.
Antonio Dibennardo è un artista siciliano emergente che, dopo il diploma in pittura al liceo “Artistico T. Campailla”, si trasferisce a Torino per frequentare l’Accademia di Belle Arti. Dopo 3 anni di studio, consegue la laurea di primo livello sempre in Pittura. 
			 
			 te le cui ragioni della cifra pittorica e stilistica si legano a quell’esigenza, nata negli anni’80, del ritorno alla pittura e all’opera d’arte come esperienza sensibile.
te le cui ragioni della cifra pittorica e stilistica si legano a quell’esigenza, nata negli anni’80, del ritorno alla pittura e all’opera d’arte come esperienza sensibile. 
			 Corda è un giovane artista siciliano emergente che vive a Milano. Riccardo è fortemente appassionato di illustrazione e design.
Corda è un giovane artista siciliano emergente che vive a Milano. Riccardo è fortemente appassionato di illustrazione e design. 
			 artistica.
artistica. 
			 Nel corso degli anni della sua carriera artistica Salvatore ha avuto l’occasione di partecipare a varie mostre e manifestazioni. Ha così avuto l’occasione di esporre le sue opere in giro per l’Italia.
Nel corso degli anni della sua carriera artistica Salvatore ha avuto l’occasione di partecipare a varie mostre e manifestazioni. Ha così avuto l’occasione di esporre le sue opere in giro per l’Italia. 
			 All’artista interessa l’alterazione del significato mediante l’aggiunta e la sottrazione di strati sottili di informazione. Tramite differenti canoni linguistici separati dal loro contesto abituale, evidenzia un messaggio nascosto. Lo crea al contempo come una conversazione ripulita dal rumore di fondo o come un volto evidenziato nella folla. Ogni messaggio trasmesso da un’opera vive insieme al rumore di fondo come l’informazione vive al fianco dell’entropia, del disordine e del caos. L’entropia è l’impossibilità di tornare indietro che emerge in ogni trasformazione. L’entropia per Maurizio Caltabiano è in ogni gesto della natura e lo rende unico, irripetibile. Tutto il suo lavoro è basato sul terrore del gesto materiale che sporca e rende unica l’opera digitale. L’entropia non è altro che il suo rimorso.
All’artista interessa l’alterazione del significato mediante l’aggiunta e la sottrazione di strati sottili di informazione. Tramite differenti canoni linguistici separati dal loro contesto abituale, evidenzia un messaggio nascosto. Lo crea al contempo come una conversazione ripulita dal rumore di fondo o come un volto evidenziato nella folla. Ogni messaggio trasmesso da un’opera vive insieme al rumore di fondo come l’informazione vive al fianco dell’entropia, del disordine e del caos. L’entropia è l’impossibilità di tornare indietro che emerge in ogni trasformazione. L’entropia per Maurizio Caltabiano è in ogni gesto della natura e lo rende unico, irripetibile. Tutto il suo lavoro è basato sul terrore del gesto materiale che sporca e rende unica l’opera digitale. L’entropia non è altro che il suo rimorso.